La Callitipia (Metodo Van Dyke o Stampa Bruna)

La mia prima Callitipia... e presto mi farà tenerezza...

La mia prima Callitipia… e presto mi farà tenerezza…

Il processo fotografico della Callitipia è stato brevettato nel 1889 dal chimico inglese W.J. Nichols, a seguito di studi precedenti di Herschel nel 1842 sulla sensibilità dei sali d’argento e di ferro, chiamato Argentotipo. Successivamente al 1889, altri fotografi avrebbero poi migliorato le formule originali. Il processo – che praticamente è un ibrido tra la Cianografia e il bianco e nero classico – unisce la semplicità d’applicazione con risultati di alta qualità e stabilità.

Per parecchio tempo la Callitipia non è stata ben vista. Se un lato ha dovuto competere con la carta d’argento che era di gestione più semplice e che nel frattempo si era diffusa già a larga scala, dall’altro lato un processo simile – il Platinotipo – era apparso dieci anni prima e aveva riscosso notevoli vantaggi, in particolare per la sua presunta stabilità e la sua maggiore ricchezza e profondità nelle ombre dell’immagine rispetto alla kallitipia. Solo ultimamente si è dimostrato che, se si esegue il processo di stampa corretto e in modo scrupoloso, la Callitipia dà un’immagine simile a quella del Platinotipo, con stabilità comparabili e ad un costo nettamente inferiore.

Questi invece sono brevi appunti del corso sulle “Tecniche Fotografiche dell’Ottocento” a cui ho partecipato, organizzato da Emiliano Granzotto del Circolo Fotografico El Paveion di Castelfranco Veneto e tenuto dal guru Andrea:

Formule e Appunti dal Corso sulle Tecniche Fotografiche dell’Ottocento

Fissaggio: 25 gr Iposolfito di Sodio in 1000 c.c. di Acqua

Emulsione. La preparazione dell’Emulsione, va divisa in 3 soluzioni separate:

Soluzione A: ml. 33 di Acqua Distillata e gr. 9 di Citrato Ammonico-Ferrico

Soluzione B: ml. 33 di Acqua Distillata e gr. 1,5 di Acido Tartarico

Soluzione C: ml. 33 di Acqua Distillata e gr. 3,8 di Nitrato d’Argento

Separatamente, l’emulsione si potrà conservare per parecchio tempo. Appena prima dell’uso poi verrà unita la soluzione A con la soluzione B, poi – solo dopo che A e B saranno ben mescolate – il tutto verrà unito alla soluzione C.

Carta. Va preferita una carta liscia, che deve essere preventivamente ricollata e asciugata.

Stesura dell’Emulsione. L’emulsione va stesa in pochi secondi. Poi va asciugata (anche con il phon). Per un maggiore contrasto si possono stendere due strati separati. Ovviamente tra una e l’altra stesura la carta va asciugata.

Posizionamento del Negativo a Contatto. Il negativo va possibilmente scelto morbido, in quanto l’emulsione tende a contrastare parecchio. Va fissato sulla carta, con dei pezzetti di nastro adesivo trasparente, poi il tutto va inserito in un torchietto o qualcosa di simile – una cornice – eventualmente bloccata con dei morsetti.

Esposizione. la stampa va esposta alla luce ultravioletta per pochi minuti, dai 12 ai 20 minuti, ad una distanza di circa 30 cm. Attenzione a non “metalizzare” l’emulsione. Una sopraesposizione elevata porta anche alla solarizzazione dei neri.

Primo Bagno in acqua. Per cinque minuti circa la stampa va lavata. Eventualmente anche sotto un getto di acqua corrente. Temporaneamente diventerà arancione rossastra

Secondo Bagno nel fissaggio. Per non più di cinque minuti la stampa va fissata. Qui assumerà la sua tipica colorazione bruna.

Terzo Bagno di lavaggio. La stampa andrà lavata per altri 50 minuti circa.

 

Altri Consigli trovati qua e là su internet.

  • Disciogliere i composti dell’emulsione secondo l’ordine sopra stabilito e non aggiungere il successivo elemento fino a quando non è completamente sciolto il precedente.
  • Agitare la miscela con un oggetto non metallico che potre reagire con l’argento e rovinare il tutto.
  • La miscela dell’emulsione risulterà di un colore verdastro ed opaco. Dura 24 ore, poi nitrato d’argento si scioglie completamente.
  • E’ possibile anche preparare le soluzioni a parte e mescolarle in parti uguali al momento dell’uso. Se si procede in questo modo si può conservare la soluzione senza perdere qualità in bottiglie scure per diversi mesi.
  • Stendere sulla carta con pennelli o spatole che non contengono alcun elemento metallico.
  • Esporre per contatto al sole dai 5 agli 8 minuti. Alcuni autori raccomandano di non esporre alla luce solare diretta per ottenere immagini di qualità superiore. Il nostro guru preferisce le lampade UV, che danno risultati più ripetibili, rispetto alla luce del sole che varia d’intensità a seconda delle condizioni climatiche.
  • Lavare in acqua tiepida per 5 minuti, scuotendo delicatamente. La temperatura del bagno non dovrebbe mai essere inferiore ai 20 gradi. E’ anche possibile aggiungere a questo bagno una decina di gocce di soluzione satura di bicromato di potassio per aumentare il contrasto.
  • L’immagine va fissata in un bagno di fissaggio preparato al momento. Diluire in rapporto di 1 a 4 il fissante. Il tempo nel bagno di fissaggio non dovrebbe mai superare i cinque minuti.
  • Lavare per 45 minuti in acqua a 20 gradi, per eliminare ogni residuo chimico dalla carta.
  • Alla fine si può aggiungere un bagno di viraggio all’oro per aumentare la stabilità dell’immagine.

Altri link utili:

  • http://www.alternativephotography.com/wp/processes/kallitypes/the-kallitype-process
  • http://www.net-art.it/photomonitor/html/teoria_tecnica/camera-oscura/antiche-alternative-i.shtml

 

3 commenti:

  1. complimenti per la chiarezza e la praticità. Una domanda: qualche stampa fatta da me è diventata grigio scuro invece che marrone bruno. Secondo te, da cosa può dipendere? Grazie per i consigli che vorrai darmi.

  2. Ciao Luca,
    ti ringrazio per l’apprezzamento, purtroppo non saprei darti ulteriori consigli. La mia esperienza non è poi così approfondita. Buona vita! 😉

  3. In realta´ la Callitipia ed il Van Dyke Brown sono due metodi assai diversi. Quella da te descritta e´ la tecnica del Van Dyke. In callitipia si usa Argento nitrato e ferro ossalato. Il processo di sviluppo e´ ben piu´ lungo e complicato.

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