Mio Padre e Mia Madre

E’ anni che cerco di abituarmi al fatto che mio padre e mia madre possano morire, più o meno improvvisamente. Per l’anzianità sempre più spinta, per malattie gravi, per tumori, per malori o traumi invalidanti che possono capitare con un rischio sempre più alto, anche oggi, anche ora.

Questi pensieri mi hanno insegnano nel tempo una lezione difficile: la gratitudine del presente.

Non è ovvio, perché in realtà i genitori li diamo sempre per scontati. Ci sono, ci saranno sempre. D’altra parte il loro amore è (abbastanza) infinito e così siamo portati a pensare che ci sono per noi, per ogni volta che “ci sbucciamo un ginocchio” o che siamo tristi. Sono paletti che – durante la maggior parte della nostra vita – abbiamo sempre visto ed utilizzato per attraccare la nostra “volubile barca”.

Ma non è vero.

Quando meno te l’aspetti infatti la vita ci sbatte in faccia la prova del contrario: mia mamma stava morendo tra le mie braccia circa un mese e mezzo fa, mio padre ha un piccolo tumore che non si sa bene se voglia andare in giro per il corpo… ma queste non sono nemmeno le uniche volte in cui la vita mi ha richiamato – con forza – alla vita,

e al presente.

Un presente che è fatto ora della gratitudine di averli – ancora per oggi – vivi.

Li guardo e non li vedo più come una volta. Ogni gesto ed ogni parola scambiata diventano ora un regalo, un sentimento di stima, un “ti voglio bene” più intenso, detto con gli occhi di chi è un po’ più cosciente.

E’ questo – credo – ciò che si deve fare: essere presenti di fronte alla probabile morte ed essere la prova vivente che il proprio padre e la propria madre – su di noi – hanno fatto “un buon lavoro”.

Dà serenità a chi si ama, scaccia la paura ed è nutrimento per il nostro sentimento.

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