Guardate le Stelle

Nebulosa

Nebulosa

“Sii contento della vita perché ti dà la possibilità di amare, lavorare e guardare le stelle”. Con queste parole qualcuno sintetizzò il senso della vita di ogni uomo.

Dovremmo essere felici, perché possiamo amare uomini e donne, amare genitori e figli, amare amici (e nemici…), amare maestri e compagni di viaggio. Dovremmo sentirci sereni, perché possiamo guadagnarci indipendenza e libertà, perché lavorando e studiando possiamo realizzare la nostra persona, e abbiamo la possibilità di essere fecondi e aperti al mondo.

Ma come sarebbe ancora tristemente insipida la vita se non ci fosse nessuno che “guardasse le stelle”. Nessuna Meraviglia, nessuno Stupore, nè Meditazione su niente e nessuno. Nessun Miracolo, nessun Dio.

Dove trovare la forza di amare e di lavorare se non nella contemplazione?

Secondo voi cos’è l’innamoramento? Cos’è quell’emozione che esplode nel cuore quando ascoltate una bella musica o guardate un’immagine o un quadro, oppure direttamente quando risalendo un sentiero nel bosco percepite la Natura nella sua infinita complessità, o magari scoprite un semplice sorriso negli occhi di qualcuno? E ancora, cosa c’è di così meraviglioso nel sentire gli altri come noi, con gli stessi pregi e gli stessi difetti, pur nelle loro numerose sfaccettature? Perché ci sono certi momenti in cui un tramonto o un cielo stellato sono così affascinanti e disarmanti? E perché ci sono altri momenti in cui tristezza e malinconia coprono tutti i nostri pensieri? E in altri ancora gridiamo dalla rabbia?

Provare gioia e ammirazione scoprendo il significato profondo delle cose e della vita. Ecco cosa vuol dire per me contemplare.

Con questo non intendo assolutamente affermare che bisogna riflettere e pensare tutto il santo giorno. Basta poco. La vita è esattamente quella che ci sfugge via mentre noi cerchiamo di darle un senso e di capirla. Credo che il trucco stia nel vivere intensamente ed in profondità ogni momento di ogni giornata, cioè renderci conto che tutto ha un significato, che ogni particolare ha qualcosa da insegnare, qualcosa che ci riconduce a noi stessi, alla vita, all’uomo e a Dio. E’ una grande responsabilità. Ma è anche meraviglioso arrivare a scoprire, per esempio, il fascino del “non essere”, essere cioè “per qualcuno”, e mezzo di Qualcuno.

Naturalmente la contemplazione è, oltre a un valore umano, anche un ideale di perfezione che, ahimè, non si potrà mai raggiungere. Non è giusto però abbandonarlo per questo motivo, perché ogni ideale ha la funzione di indicare la via e di mirare in alto. E’ una voce che ci chiama, e che ci spinge ad alzarci dalla sedia dove, pigri, ci adagiamo e sonnecchiamo annoiati.

Se scegliamo anche solo per un attimo la strada della contemplazione, ecco allora che la vita acquista un senso maggiore. Il bisogno di verità che tutti abbiamo ci spinge ad andare oltre le apparenze: è bello scoprire che una persona, un fatto, un comportamento o un impegno ci piace oppure no, è importante o non lo è, lo facciamo per noi oppure per gli altri, lo dobbiamo fare o no; e anche: chi ce lo fa fare? E perché?

E se non contempliamo? Se non ascoltiamo il cuore? Ahinoi! Comprenderemo poco o niente, mentre la vita correrebbe piccola e meschina, guidata solo dagli stimoli fisici: fame, sete, sonno, sesso, e soldi che danno benessere fisico e possesso, magari anche mascherati tentando di non rimanere soli o di non essere costretti a cambiare. La conversazione sarebbe basata tutta su questi valori istintuali e le chiacchiere sarebbero tutte energie sprecate in tal senso. Nè si potrebbe essere in grado di fare dono di sè, e di lavorare bene, nonostante il tremendo bisogno che tutti noi abbiamo di amare, di essere amati e di realizzarci.

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