Mi corpogiro diffianco dalluno allaltro capo, nonsonno sbatacchiato per minimali rumorismi, nelmentre incantóno travagliosi sentipensieri sfuggitati in ciechivicoli, celato nella scuraglia in uno sfigurante muso e core sgionfi e ricoperti di bagnilacrime e sudore. Bramaglio vitale di sorrisaglie e inteseunite promessose eppure paralizzomi sottonascosto nel nottoso groppo d’amorante, impossibile spiegare, è malesseraglia alpétto come bocconi macignosi cibati e maldigesti, nèsu nègiù.
p.s. cerco traduttori
No, non ho bevuto, nè mi sono fumato nulla, e…
sì, sono già in cura da uno bravo…
🙂
Paul VERLAINE (1844-1896)
Chanson d’automne
Les sanglots longs
Des violons
De l’automne
Blessent mon coeur
D’une langueur
Monotone.
Tout suffocant
Et blême, quand
Sonne l’heure,
Je me souviens
Des jours anciens
Et je pleure
Et je m’en vais
Au vent mauvais
Qui m’emporte
Deçà, delà,
Pareil à la
Feuille morte.
I lunghi singhiozzi
Dei violini
D’autunno
Mi feriscono il cuore
Con un languore
Monotono.
Tutto affannato
E pallido, quando
Rintocca l’ora,
Io mi ricordo
Dei giorni antichi
E piango;
E me ne vado
Nel vento maligno
Che mi porta
Di qua, di là,
Simile alla
Foglia morta.
aspra e dolorosa
dolce e triste
voci diverse
per un male comune