I “Peccati di Gioventù” del Fotoamatore

Opera di Pawel Althamer, esposta alla Biennale d'Arte di Venezia

Opera di Pawel Althamer, esposta alla Biennale d’Arte di Venezia

Nell’approccio alla fotografia ci sono sempre due problemi abbastanza sottovalutati.

  • Il primo è che il fotoamatore si innamora dei propri scatti e non ammette critica chiudendosi al primo affronto in un guscio ottuso ed inespugnabile.
  • Il secondo (che credo appartenga più al sesso maschile) è il rischio di innamorarsi dello strumento, di trascurare il vero obiettivo della fotografia – il messaggio – e di perdere invece un sacco di risorse – sì, tempo e denaro – a rincorrere l’evoluzione della tecnologia e a limitarsi a contemplarla nelle sue potenzialità.

Innamorarsi dei propri scatti è abbastanza fisiologico, ma si deve purtuttavia cercare di mantenere quel giusto distacco che permetta di accettare le critiche costruttive. E anche se una critica corretta è sempre rivolta alla foto, e mai alla persona, una certa dose di umiltà torna sempre utilissima. Personalmente mi sono sempre innamorato moltissimo dei miei scatti; credo sia una faccenda legata all’atto stesso della creazione, che trovo essere una delle cose più affascinanti che ci siano.

La rincorsa alla tecnologia invece mi pare più stupida, ma è una mia personalissima visione della realtà: nonostante sia io maschio e uomo “digitale” – per nulla intimidito dalla tecnologia – credo che il motivo tocchi gli aspetti più corrosivi del consumismo: non ho nessuna intenzione di diventare un ingranaggio inconsapevole dell’industria fotografica, sempre alla ricerca dell’ultimo ritrovato della tecnica per proporlo ad una massa di acquirenti, mai contenti di ciò che hanno tra le mani e che mai sfrutteranno fino in fondo, anzi, che forse sfrutteranno solo in una minima parte.

Buona luce!
🙂

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